Regole di gioco

Lo Tsan

Fra gli sport tradizionali, lo tsan, è forse il gioco più complesso. Si tratta di uno sport di squadra (in ogni partita si sfidano due squadre da 12 giocatori) e ci sono molte regole da rispettare. I gesti atletici richiesti sono articolati e impegnativi e ai giocatori è richiesta una spiccata prontezza di riflessi unita a doti fisiche e atletiche. È uno sport in cui vi è una forte componente tattica e dal punto di vista spettacolare ed agonistico non ha nulla da invidiare ad altri sport più diffusi e famosi.

Questi i diversi gesti tecnici che i giocatori sono chiamati ad affrontare:
la «tsachà», la «bocà», la «paletà», la «servìa»

Il Campo da gioco

Le partite di tsan si svolgono su un terreno pianeggiante e privo di ostacoli. Il campo da gioco, che deve essere tracciato dalla squadra ospitante nel territorio del proprio Comune, è lungo almeno 135 metri, misurati dal piede della «pertse» e non ha un limite in lunghezza. Le linee di demarcazione sono fatte con segatura, calce, nastro, o comunque con materiale ben visibile.
Il campo va tracciato dopo aver fissato la pertica al suolo e ha la forma di un trapezio isoscele privo di base maggiore. I due lati, delimitati da bandierine, sono chiamati «bons» laterali, mentre la base minore dista 32 metri dal piede della pertica, è lunga 30 metri ed è chiamata «bitse».

Le fasi di gioco

Le squadre sono composte da dodici giocatori ciascuna più eventuali riserve. Per poter prendere parte a una partita è necessario essere tesserati ed essere iscritti sul referto arbitrale ad inizio gara.

L’inizio della partita è dato dal fischio dell’arbitro. Da quel momento, le squadre devono portarsi una alla «tsachà» e l’altra in campo. La squadra ospite ha la facoltà di scegliere se iniziare stando alla battuta, oppure se cominciare a ricevere in campo.


La Tsachà

La prima fase di gioco è la «tsachà», ovvero la battuta, che consiste nel colpire lo «tsan» posato sulla «pertse» con una mazza di legno, il «baton», per indirizzarlo verso il campo da gioco, dove sono disposti i giocatori avversari in difesa.

La «tsachà» è considerata valida, cioè «bouna», quando lo «tsan» tocca terra nel trapezio di gioco senza essere intercettato al volo dal «boquet» dei giocatori avversari. Nel caso in cui lo tsan si arresti al di fuori delle linee laterali, o tocchi terra prima della linea frontale, il lancio viene considerato «grama».

Il primo lancio di ogni battitore, durante la prima «tsachà», si chiama «dama» e va conteggiato solo nel caso in cui sia «bouna» per il battitore, in caso contrario essa rimane un semplice lancio di prova. Dopo questo primo lancio, il battitore continua a colpire lo «tsan» fino a quando questo non viene intercettato da uno degli avversari, in quel caso viene definito «morto» e il battitore viene eliminato. Il battitore viene comunque eliminato nel caso in cui fa «grama» per tre volte consecutive o per quattro volte complessive, in questi casi il battitore viene definito «preive». La fase della battuta è da considerarsi finita quando tutti i giocatori della squadra hanno compiuto, a turno, le loro azioni di lancio.


La bocà

I giocatori si posizionano in campo schierati in quattro linee nel modo seguente: 3 in prima, 2 in seconda, 4 in terza e 3 in quarta. Dopo che il fischio dell’arbitro da il via all’azione di battuta i giocatori tentano di intercettare lo tsan con il “boquet”. La ricezione può avvenire tenendo in mano il “boquet” o lanciandolo verso lo tsan in volo. Il contatto del “boquet” con lo tsan prima che questo tocchi terra viene definito “morto” e, nel caso non si tratti della “dama”, elimina il giocatore in “pertse”. L’azione di lanciare il “boquet” per intercettare lo tsan viene chiamata “struss” o “dimandjà”.


La servìa

A questo punto sì passa alla seconda fase di gioco: la «servia», o servizio. Il giocatore che esegue il servizio si porta nell’apposito cerchio posto a 20 metri dalla pertica, con la mano lancia lo «tsan» verso l’alto, imprimendogli una direzione tale da farlo ricadere perpendicolarmente all’interno del cerchio tracciato intorno alla pertica, dove il giocatore avversario è pronto a ribatterlo.

Il servizio, per essere valido, deve avere un’altezza minima tale per cui lo «tsan» rimanga in volo per almeno 4 secondi.


La paletà

I giocatori che erano precedentemente alla «tsachà», rispondono alla «servìa» con la «paletà». Ogni giocatore, rispettando l’ordine della battuta, effettua tante «paletà» quante sono state le «boune» realizzate in precedenza. Il giocatore ha la possibilità di rifiutare il servizio indirizzato fuori dal cerchio dicendo “a te” prima che lo tsan tocchi terra.

Per eseguire la «paletà», cioè il rinvio, il giocatore deve colpire lo «tsan» servito dall’avversario in modo che vada a cadere il più lontano possibile dalla pertica. Lo «tsan» può essere colpito non più di tre volte. In questa fase si usa la «piota».

Per ogni «paletà» si misura la distanza tra il punto in cui si arresta lo «tsan» e il piede della «pertse». Se lo tsan si arresta al di fuori di apposite linee parallele ed esterne ai «bons» laterali, la paletà è considerata di 20 metri.

La squadra che alla fine della partita ha totalizzato più metri, vince la partita. La partita che si conclude con uno scarto inferiore a 40 metri sarà considerata pareggio.

La partita di Tsan si conclude quando tutte e due le squadre sì sono avvicendate nel gioco due volte in campo e due volte alla pertica. Ogni partita dura, in genere, dalle 4 alle 5 ore.

I giocatori devono quindi possedere doti fisiche, autocontrollo e concentrazione non indifferenti. Pur sembrando uno sport individuale, in quanto contano molto le abilità personali nel realizzare punti durante la battuta, emerge lo spirito di squadra durante la «paletà» e soprattutto durante la fase di ricezione in campo.